Emir Trerè – Electric Honky Tonk
Autoprodotto, 2024

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Fra le cose migliori e più divertenti che capita di ascoltare ultimamente nel campo della musica roots, e in particolare dei generi precursori del rock and roll, ce ne sono non poche di italiane, cosa che ci fa sempre più piacere e ci stupisce sempre meno.

Emir Trerè, bolognese, in mezzo a quella musica ci è cresciuto e l’ha coltivata anche attraverso vari viaggi negli USA. Un segno dell’amore che le porta è la cura con cui sceglie il suo repertorio: in questo secondo album si parte con “Un pugno di dollari” (“Fistful of Dollars”) di Ennio Morricone per poi rivolgere un pensiero a Hank Mills e Dick Jennings, o meglio alla schiera di interpreti di  “Little Ole Wine Drinker me”, fra cui Dean Martin e Robert Mitchum sono stati i più gloriosi.

Seguono tanti altri momenti in cui Emir pesca da fonti anche più recenti (“Baby, Baby, Baby Don’t Tell Me That” di James Hand) per poi tornare indietro nel tempo (“I’ll Be Swinging too” di Kenni Huskey), fino al repertorio degli anni ‘50 o giù di lì: “Cigarettes and Coffee Blues” di Lefty Frizzell, “Luisiana Boogie” che ricordiamo da Merle Travis ma l’hanno rifatta in tanti, “Give Me Forty Acres (To Turn This Rig Around)” dei Willis Brothers.
Tutte canzoni non scontate, e comunque è sempre materiale che ha conosciuto numerose interpretazioni. In mezzo a tutte quelle, Emir Trerè non si limita a reinterpretare ciascun brano in modo più o meno fedele, ma li affronta tutti con una conoscenza profonda dei generi che gli permette spesso di inquadrarli in una storia più ampia.
Il tutto è distillato attraverso gli stili e gli amori della band, con le chitarre “twangy” e steel a guidare le danze: ma il fatto che l’album abbia una sua ferrea coerenza stilistica non deve far pensare a un suono uniformato, anzi le influenze sono tante e diverse, e fanno sì che Electric Honky Tonk sia un album sempre sorprendente.

In mezzo al resto spiccano i tre brani originali, prodotto della penna del band leader e che raccontano anch’essi quella storia che comincia con Hank Williams e passa da Johnny Cash: “The Dream Goes Along”, “Today (you want me to be there)” e “Honky Tonk Fever”, che è il singolo uscito già da aprile e che è l’anello mancante fra quella storia e il rock and roll delle origini.

La band è sul pezzo, in sintonia con le intenzioni e lo spirito di quella musica, e la registrazione esalta sia l’interazione complessiva che l’estro dei singoli. Con Emir Trerè che canta e suona tutte le chitarre, Manuel Cucaro suona la batteria e Luca Pasotti il basso. Gli ospiti sono Luca Petru ai cori e il pianista Davide Falconi, che fa un signor lavoro. Roberto Villa, a Forlì, è l’artefice delle registrazioni.

Tracce
A Fistful Of Dollars
Little Ole Wine Drinker Me
Baby Baby Baby (Don’t Tell Me That)
I’ll Be Swingin’ Too
The Dream Goes Along
Cigarettes And Coffee Blues
Today (You Want Me To Be There)
Louisiana Boogie
Honky Tonk Fever
Give Me Forty Acres

 

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