I libri di Federico #27 – Warren Zanes – Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska
Jimenez Edizioni - 2024 – Pagg. 279 – Traduzione di Alessandro Besselva Averame

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Il seguito naturale del grande successo di The River avrebbe dovuto essere Born In The U.S.A. Invece, nel 1982, Bruce Springsteen uscì con un album composto da una serie di canzoni cupe e raggelanti che aveva registrato da solo, unicamente per sé. Ma più di quarant’anni dopo, Nebraska, il disco con la foto in bianco e nero e i caratteri rosso sangue, è senza dubbio il disco più importante di Springsteen, l’indizio decisivo per comprendere la sua carriera di artista e la visione che ne è alla base, ma anche l’uomo stesso.

Rosanne Cash, una delle tantissime persone intervistate da Zanes testimonia così la grandezza e il senso di Nebraska: «Se fosse passato da The River e Hungry Heart a Born In The U.S.A. e Dancing in the Dark sarebbe stato un passo indietro. Per quanto apprezzi Dancing in the Dark, sarebbe stato uno sminuirsi. E la gente avrebbe potuto pensare, “Ok, ho capito chi è Bruce” passando oltre. O forse no. Ma Nebraska era la bandiera piantata a terra che indicava chi fosse davvero Springsteen, poco prima del suo più grande successo commerciale di sempre.»

Influenzato tra l’altro dalla visione di Badlands (La rabbia giovane) di Terrence Malick in un canale televisivo notturno, dalla lettura dei racconti di Flannery O’Connor e dall’ascolto dei Suicide, Bruce Springsteen ha scritto canzoni struggenti che riflettevano un’inquietudine crescente del suo stato d’animo in quel momento e che è stata l’inizio di un crollo mentale di cui lui stesso avrebbe parlato apertamente solo decenni dopo l’uscita dell’album.

Affascinante è il racconto di come le canzoni vennero prima registrate in casa sua dallo stesso Springsteen utilizzando un impianto non professionale, un TEAC 144 a 4 piste, dando vita ad una cassetta che Springsteen stesso si portò in tasca per diverso tempo, e come queste vennero trasferite su vinile con mille difficoltà.

Zanes, già chitarrista dei Del Fuegos, musicista solista e da molti anni scrittore, ha raccolto, oltre a quella dello stesso Springsteen, le testimonianze di molte persone coinvolte nella realizzazione di Nebraska, tra cui il manager storico del Boss, Jon Landau e innumerevoli artisti che furono colpiti dalla bellezza dell’album come Steve Earle, Richard Thompson, Dave Alvin e Chuck Prophet.

Il risultato è un resoconto articolato e rivelatore non solo di un momento cruciale nella carriera di un’icona, ma anche di un disco che ha sconvolto tutte le aspettative e ha predetto una rivoluzione nel campo della registrazione domestica. Molto bello

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